Addio cielo stellato…

22 Febbraio 2017 | Bio news

l’UNESCO, nella sua Dichiarazione Universale dei Diritti delle Generazioni Future, ha sancito esplicitamente che: “Le persone delle generazioni future hanno diritto a una Terra indenne e non contaminata, includendo il diritto a un cielo puro”.
Il cielo stellato, al pari di tutte le altre bellezze della natura, è un patrimonio che deve essere tutelato.

Durante la notte, le nostre città sono ormai illuminate a giorno e la crescita dell’illuminazione nei centri abitati è in continuo aumento.

Un’alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno, provocata dall’immissione di luce artificiale è definito inquinamento luminoso.

Provoca inquinamento luminoso una lampada che disperde al di fuori della zona che dovrebbe illuminare, o anche le stesse superfici illuminate che riflettono o diffondono  la luce nell’ambiente.
L’inquinamento luminoso non solo fa sparire il cielo stellato ed antieconomico ma provoca diversi danni:

  • difficoltà o perdita di orientamento negli animali (uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne)
  • alterazione del ciclo della fotosintesi clorofilliana in alcune piante.
  • Alterazione del ciclo veglia-sonno nell’uomo e negli animali.

 

Diversi scienziati stanno studiando la pericolosità ad esporsi per lungo tempo alla luce durante la notte; in particolare se è luce a lunghezza d’onda breve, che corrisponde al blu.
La luce blu, infatti è quella del giorno, per il nostro orologio biologico, l’assenza di questa significa che è notte e il nostro organismo comincia a produrre melatonina.

La melatonina è un antiossidante, è un anti cancerogeno, ha funzioni anti invecchiamento ed è molto importante per il buon funzionamento del sistema endocrino, della riproduzione, per il metabolismo e per il sistema immunitario.
L’esposizione prolungata alla luce blu ad alta intensità, quindi, può far diminuire sensibilmente la produzione di melatonina; gli studi ipotizzano che l’inquinamento luminoso potrebbe causare diversi danni alla salute tra cui il cancro.

A causa di questi potenziali rischi per la salute, l’American Medical Association (la più grande associazione di medici e studenti di medicina degli Stati Uniti) ha chiesto alle amministrazioni pubbliche di utlizzare solo luci Led schermate e a una temperature di colore non superiore ai 3000 Kelvin (luce calda).

Diventa quindi fondamentale una buona progettazione degli impianti di illuminazione, sia pubblici che privati, al fine di limitare i danni provocati dall’inquinamento luminoso e evitare sprechi di energia e denaro.
Per ridurre l’inquinamento luminoso in modo efficace, è indispensabile dosare la giusta quantità di luce in funzione del bisogno e illuminare razionalmente senza disperdere luce verso l’alto.

Gli accorgimenti che si possono adottare sono:

  1. E’ ovvio, ma il primo suggerimento è quello di spegnere la luce quando non serve. Per esempio si potrebbe prevedere la possibilità di una diminuzione dei livelli di luminanza e illuminamento in quegli orari in cui le caratteristiche d’uso dell’area illuminata lo consentano.
  2. Evitare le tipologie di lampade che producono inquinamento luminoso, cioè quelle in cui la luce è diretta verso il cielo o sopra l’orizzonte. Le sfere non schermate, molto utilizzate nell’arredo urbano, inviano verso il cielo il 50-60% della loro luce.
  3. La luce dispersa in cielo produce un inquinamento luminoso diverso a seconda della distribuzione spettrale della luce utilizzata:
    i LED con temperature di colore superiore ai 3000 K emettono una luce a spettro continuo, bianchissima, permettono un significante risparmio energetico (per questo sono sempre più usati dalle amministrazioni pubbliche) ma emettono molta luce blu, che come abbiamo visto può provocare diversi danni. Le lampade che fanno meno danno da questo punto di vista sono quelle al sodio ad alta pressione (temperatura di colore 2000/2500 K) hanno un’ottima efficienza luminosa e una discreta resa cromatica, ancora meno dannose e molto più efficienti, quelle a bassa pressione che emettono luce monocromatica, con tonalità molto calda (temperatura di colore 1800 K), tendente al giallo-arancione, ma hanno una bassissima resa cromatica.
  4. Non sovradimensionare gli impianti luminosi, infatti oltre alla tipologia della lampada bisogna considerare anche il contributo della riflessione della luce dovuta al suolo. Un sovradimensionamento della potenza dell’impianto incrementa una riflessione verso il cielo della luce emessa, oltre che una spesa ingiustificata.
  5. Massimizzare la frazione della luce emessa dall’impianto che viene realmente utilizzata per illuminare la superficie in modo da ridurre al minimo la luce dispersa nelle aree circostanti.